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Titolo / Note editoriali sull'opera e sull'Autore / Dedica

 

 

INDICE SOMMARIO

 

 

Presentazione dell’opera storiografica

 

 

Capitolo 1.1

Biografia di Mons. Francesco Coluccia

 

 

Capitolo 1.2

La Resistenza civile di Mons. Francesco Coluccia

 

 

Capitolo 1.3

Filippo Cerfeda, «Grazie, Don Francesco», in «L’Eco del Santuario», Anno IX N° 1, 2005, Santuario Madonna del Rosario di Pompei, Castro, 2005.

 

 

Capitolo 2.1

Biografia di Pietrantonio Maria Stasi

 

 

Capitolo 2.2

Storiografia su Pietrantonio Stasi e sulla Comunità di Diso resa possibile anche grazie ai documenti storiografici recuperati e salvati da Mons Francesco Coluccia.

 

 

Capitolo 3

Biografia di Filippo Bottazzi

 

 

Capitolo 4

Presentazione dell’epistolario inedito:

Le lettere autografe redatte dallo scienziato Filippo Bottazzi

indirizzate al Sacerdote e Filosofo Pietrantonio Stasi

tra il 1897 ed il 1922

 

 

Bibliografia

 

 

Finito di stampare Agosto 2014

 

 

Ultima di copertina

 

 



 

 

PRESENTAZIONE DELL’OPERA STORIOGRAFICA

 

 

Vengono qui presentati, mediante questa prima pubblicazione incentrata sull’opera di promozione culturale condotta da Mons Francesco Coluccia e sulla sua Resistenza civile e culturale, alcuni documenti epistolari manoscritti, da Lui stesso recuperati a Diso presso il palazzo della Famiglia Stasi. Tale recupero va datato tra il 1944 e il 1964.

Anche questa operazione culturale, volta al salvataggio ed alla valorizzazione dei documenti storiografici e delle testimonianze storiche salentine, si inserisce nella più vasta attività di Resitenza civile, a cui Mons Francesco Coluccia ha voluto contribuire, la quale è tesa alla ricostruzione della cultura di un Popolo, in particolare di quello salentino, dei suoi vissuti e delle sue speranze. Come spiega nelle sue opere l’illustre storico Pietro Scoppola, la cultura della Resistenza civile tende infatti a superare le avversità e le privazioni, imposte dalla povertà e dalle carestie, dall’oppressione e dallo sfruttamento, dalle guerre e dai regimi totalitari; tale opera di Resistenza viene esercitata dalla parte migliore della popolazione, attraverso la promozione della cultura, della persona umana e della solidarietà, attraverso la conoscenza storica, la coscienza della propria condizione e del contesto sociale in cui si è inseriti, attraverso l’elevazione culturale e spirituale degli individui e della comunità popolare, attraverso il loro progresso e la loro evoluzione culturale e sociale.

Le avversità che Francesco Coluccia ha dovuto affrontare, nel corso della sua lunga ed intensa esperienza terrena, non hanno piegato la sua capacità di promozione culturale, civile, religiosa e spirituale. Grazie alla cultura religiosa ed alla ricerca teologica in cui Egli si è immerso, Don Francesco è quindi riuscito a trarre anche dalle prove più laceranti, l’energia e la caparbietà per proseguire il suo progetto culturale e pastorale.

La mia soddisfazione più grande, come suo nipote, è tuttora quella di incontrare persone che lo hanno conosciuto e frequentato assiduamente come sacerdote e come parroco e che lo ringraziano, ancora oggi, per aver insegnato loro a costruire una relazione personale con Dio.

Anche i documenti epistolari manoscritti qui di seguito presentati sono stati salvati da Don Francesco e si inseriscono quindi nella cultura della promozione della Resistenza civile e della capacità di ricostruire una civiltà dopo la distruzione della guerra e dei regimi totalitari.

Tali documenti manoscritti costituiscono l’epistolario autografo, sino ad ora inedito, redatto dal noto scienziato Filippo Bottazzi (1867-1941) ed indirizzato (nel periodo intercorrente tra il 1897 ed il 1922) all’Arciprete Pietrantonio Stasi (1839-1922), il quale ha svolto il servizio di Parroco presso la Comunità di Diso (dal 1868 al 1921).

Il carteggio manoscritto include anche alcune lettere inviate da Filippo Bottazzi alla propria madre Cecilia Bortone, per tramite della corrispondenza spedita a Pietrantonio Stasi.

Inoltre, l’epistolario comprende anche alcune comunicazioni inviate sempre da Bottazzi alla Maestra elementare Addolorata Stasi, cugina di Pitrantonio Stasi, inerenti al progetto dell’erigendo asilo infantile che l’Arciprete Stasi e la sua famiglia intendevano istituire in Diso a vantaggio della popolazione largamente analfabeta.

Si ritrovano quindi anche nei contenuti di questi documenti gli elementi culturali della Resistenza civile, di cui la popolazione cristiana italiana si è dimostrata capace e che sono al fondamento -secondo la ricostruzione storica dell’illustre Pietro Scoppola- della capacità di ricostruzione post bellica di cui la popolazione italiana è stata capace, nonché costituiscono fondamento di quella cultura della solidarietà e di quella cultura della non violenza che hanno infine consentito al Popolo italiano di avviarsi verso la democrazia, dopo il crollo della dittatura totalitaria, opponendosi anche nel triste ventennio al culto idolatrico ed inumano della violenza e della guerra, fondato sul delirio di onnipotenza.

 

A seguito del martirio subito da Don Francesco, nel 2005, il nipote Raffaele è tuttora impegnato nella prosecuzione dell’azione di Resistenza civile intrapresa dal medesimo Don Francesco, mediante il recupero delle opere manoscritte da questi prodotte e mediante la promozione della sua testimonianza di santità, anche come espressione della migliore cultura cristiana e popolare salentina. Purtroppo, contro questa azione di Resistenza civile si oppongono le avversioni di quanti disprezzano la ricerca teologica e le testimonianze autentiche di santità, a motivo della forza liberante che la ricerca teologica e la relazione con Dio sono capaci di produrre ed a motivo della pretesa illegittima, accampata da molti, di poter continuare ad utilizzare la religione come uno strumento di oppressione, di manipolazione delle coscienze e di ottundimento popolare e familiare. Questo atteggiamento è nemico della religione autentica ed è teso esclusivamente ad imporre gli interessi più gretti ed egoistici ai danni dei cristiani autentici. Contro tale disprezzo delle ricerca teologica occorre quindi continuare ad impegnarsi nel recupero delle opere prodotte da Don Francesco e nella promozione della sua testimonianza di santità, la quale giova alla edificazione culturale e spirituale di tutti, costituendo espressione della Resistenza civile contro la grettezza e contro l’oppressione. Come dimostrano le opere storiografiche dell’illustre Pietro Scoppola, questa “Resistenza civile” costituisce insieme con la “Cultura della liberazione” la risorsa fondamentale e costitutiva della convivenza sociale e della solidarietà umana. Su tale fondamento si basa la società democratica, come risulta provato dalla capacità di ricostruzione dimostrata dalla popolazione italiana nel secondo dopoguerra. Su tale risorsa si fonda anche la Costituzione della Repubblica Italiana (promulgata nel 1948), con i suoi principi normativi improntati alla libertà, all’eguaglianza, alla solidarietà ed alla responsabilizzazione di tutti i cittadini alla gestione dello Stato e della società.

Solo quindi aderendo a questa “Resistenza civile” ed alla “Cultura della liberazione” (come promosse dallo storico cattolico Pietro Scoppola nelle sue opere storiografiche), sarà possibile comprendere e difendere la innovazioni promesse anche dal Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) e si potrà così promuovere una ricerca teologica pienamente libertaria e liberante, capace di opporsi ad ogni forma di sfruttamento e di oppressione alienante, proprio perché capace di promuovere la relazione tra l’essere umano e Dio, consentendo in tal modo la piena evoluzione della dignità umana.

Inoltre, l’impegno attivo nella Resistenza civile contro i sistemi totalitari ed antidemocratici, così come l’impegno nella promozione della Cultura della liberazione consentono ai cristiani di poter più agevolmente evitare gli errori in cui possono essere incorsi alcuni illustri esponenti del mondo cattolico, i quali avrebbero dovuto rimarcare con maggiore determinazione l’opposizione evangelica nei confronti della idolatria fascista come di ogni altra dittatura totalitaria.

Sarà quindi utile per ogni cristiano e per ogni cristiana impegnati nel rinnovamento ecclesiale, politico e sociale, studiare e promuovere la Resistenza civile e la Cultura della liberazione, illustrate dallo storico Pietro Scoppola nelle sue opere storiografiche sull’Età contemporanea, così come sarà utile riprendere altresì lo studio e la divulgazione delle Teologia della liberazione, elaborata da teologi e pastori come Gustavo Gutiérrez, Jon Sobrino, Ignacio Ellacurìa e Antonio Bello. La promozione di questa cultura della ricerca teologica potrà infatti garantire un futuro alla teologia ed alla celebrazione religiosa, nel pieno rispetto e nella piena valorizzazione delle più fulgide ed esemplari esperienze cristiane di santità, che hanno illuminato il Popolo di Dio nel corso della sua travagliata storia anche recente. Sulla scorta delle proposte di riforma ecclesiale e sociale promosse da Pietro Scoppola, nella sua opera postula “Un cattolico a modo suo” (Ed. Morcelliana 2008), auspico quindi una riforma della Chiesa cattolica capace favorire il sacerdozio universale dei cristiani, il protagonismo dei laici e l’autentica ricerca teologica libertaria.

 

Come si potrà riscontrare nel capitolo dedicato alla presentazione dell’epistolario autografo di Bottazzi e Stasi, le dodici lettere manoscritte risultano datate dal 1897 al 1922, e sono state spedite da Filippo Bottazzi dalle Città di Firenze, Genova, Napoli, all’indirizzo di Diso (Lecce).

 

Come sopra ho evidenziato, tra i documenti recuperati, studiati ed ordinati da Don Francesco, particolare rilievo per la storiografia locale rivestono anche le raccolte dei “Bollettini del Santuario della Madonna di Pompei di Castro Marina”, le cui notizie permettono di ricostruire la storia locale dell’epoca ottocentesca e del primo novecento (1898-1943). Sono quindi particolarmente lieto di riproporre qui di seguito un articolo pubblicato nel 2005 dall’«Eco del Santuario» di Castro Marina (Lecce) (di cui è direttore Don Piero Frisullo), mediante il quale il Prof. Filippo Cerfeda esprime un pubblico ringraziamento a Don Francesco Coluccia per aver recuperato ed ordinato, in particolare, le copie del “Bollettino del Santuario” che riproducono le notizie di fine Ottocento e inizio Novecento.

Ringrazio quindi il Prof. Filippo Cerfeda per la stima e l’affetto che ha sempre voluto esprimere per Don Francesco e gli riconosco la capacità di aver valorizzato anche altri documenti che mio Zio ha voluto mettere a disposizione delle sue ricerche storiche. Questi documenti attengono in particolare la storia della Comunità di Diso e la biografia dell’Arciprete Pietrantonio Stasi. Nelle pagine seguenti, precisamente nel Capitolo dedicato alla biografia dell’Arciprete Stasi, evidenzierò quindi tale contributo storiografico offerto da Don Francesco e valorizzato dal Prof. Cerfeda. Lo farò, mediante la citazione e la riproduzione di alcune pagine del libro «Civium Patroni» pubblicato dal caro amico Filippo nel 2001, e riproducendo la particolare dedica personale che, su tale testo, egli ha voluto offrire a Don Francesco.

Un caro e speciale ricordo è doveroso anche nei confronti di Mons. Vittorio Boccadamo, autore di molte e fondamentali ricerche storiche, che ho potuto citare nel presente lavoro e che contribuiscono a spiegare l’opera di Resistenza civile e di promozione culturale, a vantaggio del Popolo di Terra d’Otranto e della Comunità cristiana, a cui anche il suo confratello Mons. Francesco Coluccia ha saputo offrire il proprio concreto e felice contributo.

 

SCHEMA DELL’OPERA

 

            Per una migliore esposizione dei contenuti trattati nell’opera storiografica, i quali attengono da un lato alla Resistenza civile e culturale di cui Mons. Francesco Coluccia è protagonista e testimone, e dall’atro ai personaggi autori e o destinatari dell’epistolario qui di seguito presentato, ho voluto presentare alle Lettrici ed ai Lettori un approfondimento su ciascuno degli argomenti tratti.

            Si potrà quindi avere modo di riscontrare come il tema della Resistenza civile intersechi tutti i capitoli esposti, dalla biografia di Mons. Francesco Coluccia, a quella del filosofo e sacerdote Pietrantonio Stasi, che per Don Francesco ha rappresentato un importante modello di impegno culturale, al capitolo sui documenti storici recuperati da Don Francesco e valorizzati anche da latri storici citati, come ad esempio il Prof. Filippo Cerfeda.

Si potrà così riscontrare che il tema della promozione umana e della elevazione culturale sia individuale che collettiva del Popolo salentino animano l’impegno intellettuale, la ricerca storiografica e la missione pastorale di Don Francesco, impegno che traspare da tutti gli argomenti che ho cercato di affrontare.

Chiedo perdono alle Lettrici ed ai Lettori e soprattutto agli autori citati per eventuali errori e per la perfettibilità di questa prima opera di presentazione.

Lo scopo di questa raccolta storiografica è quella di agevolare la ricerca storica attraverso la presentazione e l’illustrazione dei documenti raccolti das mio Zio Don Francesco Coluccia, nella speranza di potere così proseguire la sua opera insostituibile e produttiva.

            Buona lettura.

 

Diso, 26 Agosto 2013                                       Raffaele Paolo Coluccia

 

 

 

Diso, 3 Luglio 1967

 

La fotografia che ritrae Don Francesco Coluccia ed il nipote Raffaele, al suo primo compleanno, è stata scattata nel 1967 dal fotografo Aldo Coluccia presso la casa della Famiglia Coluccia sita a Diso in Terra d’Otranto alla Via Paolo De Blasi.

Nella medesima stanza ritratta nella foto, nel corso del ventennio fascista, il nonno Raffaele Coluccia, Carabiniere in congedo illimitato, fu fermato dai Carabinieri mandati dal podestà fascista del paese, per punirlo delle lettere di reclamo che egli inviava al medesimo podestà, per protestare contro le ingiuste ed illegittime tassazioni che questi imponeva alla popolazione contadina del paese salentino.

 

 

 


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